Breve Introduzione sulle ballate piemontesi

BALLATE PIEMONTESI

 

         Lo spettacolo presenta una scelta di musiche tradizionali piemontesi quali canzoni a rispetto, a ballo, temi di danza e, in particolare, ballate narrative.

         Le ballate saranno il centro tematico del percorso in quanto aspetto peculiare della tradizione musicale e letteraria piemontese.

         Per ballata si intende un testo cantato che racconta una storia con uno sviluppo di strofe disteso e coerente e che si distingue quindi da altri generi come le canzoni a rispetto che presentano in genere delle repliche fra due o più personaggi o quelle a ballo che puntano sulla ritmicità del testo.

         La narrazione della ballata non ha connotazioni temporali precise a meno che non si tratti di ballata “storica” come quella che racconta la morte del barone di Leitrum. Più spesso gli avvenimenti e i personaggi restano avvolti da una generica temporalità “antica” che li apparenta più a dei “tipi” umani che a degli esseri in carne ed ossa.

         La ballata ha il suo spazio di insediamento principalmente nelle regioni settentrionali dell’Italia con estensioni al centro e al sud. Essa inoltre non è peculiare del nostro paese ma presenta vasta distribuzione in gran parte d’Europa dove ha le sue radici, probabilmente pre-medioevali, ma dove fissa il suo repertorio di base nell’età feudale e si diffonde attraverso il ruolo dei cantastorie, figure centrali nella diffusione della cultura popolare nella società pre-industriale.

         Il Piemonte ha un posto di primo piano nella ricezione, creazione e nella trasmissione ad altre aree regionali italiane della ballata. Come testimonia il lavoro di ricerca di Costantino Nigra, che nel 1888 pubblicò i “Canti popolari del Piemonte”, la forma della “canzone epico-lirica” ovvero della ballata costituì l’apporto di maggior peso alla ricerca che egli condusse nel suo Canavese. Nigra era uno dei principali collaboratori di Cavour ma fu anche poeta e attento ricercatore di tradizioni popolari e fu tra i primi a rendersi conto della straordinaria ricchezza del patrimonio di cultura orale contadina. A Nigra dobbiamo inoltre i primi studi seriamente filologici sulla ballata e le sue origini nonché la teoria che vede nel Piemonte il centro di irraggiamento della ballata europea in Italia.

         All’inizio del novecento un altro ricercatore doveva lasciare un ricordo altrettanto importante, Leone Sinigaglia, che nel 1913 pubblicò “36 vecchie canzoni popolari del Piemonte”. Musicista, indagò semplicemente la collina di Cavoretto non lontano dalla casa di famiglia e raccolse numerosi canti, in maggioranza ballate, a riprova non solo della ricchezza ma anche della particolarità del patrimonio musicale piemontese. Il suo lavoro si può considerare il completamento della raccolta di Nigra che era per Sinigaglia un riferimento costante sia culturale che di metodo.

         La ballata assume dunque un ruolo centrale nella musica tradizionale piemontese e Nigra e Sinigaglia sono i numi tutelari di ogni appassionato del genere. Per questa ragione la più parte dei brani presentati farà riferimento alle scoperte dei due grandi studiosi.

         Ma c’è dell’altro...

         Perché interpretare oggi queste musiche: nostalgia, “revival”, gusto antiquario?

         Forse anche ma soprattutto per la loro grande forza di seduzione che travalica i generi e abolisce le distinzioni tra musica “alta” e “bassa”, colta e popolare: “le melodie delle vecchie canzoni popolari piemontesi sono bellissime: molte ve n’hanno, che potrebbero portar la firma di qualche grande maestro” (L. Sinigaglia). Si tratta di un linguaggio artistico che come tale ha la capacità di trascendere le categorie contingenti e trasportare l’ascoltatore verso luoghi sentimentalmente evocativi quali l’amore, l’odio, la cattiveria e la bontà, ma anche psicologicamente radicati come i rapporti tra i sessi, i conflitti generazionale, gli umili e i potenti. Sono questi argomenti che ci parlano ancora oggi e lo fanno con la voce del cantore popolare e le sue storie divengono le storie di tutti come nell’arte con la A maiuscola.

Gli artisti

MAURIZIO RINALDI: chitarra, voce

 

 

Maurizio Rinaldi laureato in etnomusicologia alla facoltà di lettere di Torino è uno dei protagonisti del folk-revival italiano degli anni ’70-’80.

Come musicista e ricercatore, ha contribuito alla riscoperta e alla diffusione del patrimonio musicale piemontese, ricco di ballate epico-liriche e di danze. E’ stato tra i fondatori dello storico gruppo Prinsi Raimund ed ha collaborato con numerose formazioni musicali e musicisti legati alla riproposta folclorica in Italia e all’estero.

In Francia dagli anni ’90, ha collaborato con la cantante Silvia Malagugini con la quale ha recentemente allestito lo spettacolo musicale “VAGA LUNA”.

Il suo stile esecutivo si basa sulla voce e su uno strumento, la chitarra. Tuttavia, se il punto di partenza apparentemente è convenzionale – chi non ha mai sentito il cantastorie che si accompagna con la chitarra? – il risultato che ne deriva evidenzia una riproposta in cui lo strumento si appoggia alla voce tramite una tessitura melodica e armonica costruita sulle particolarità musicali del canto. Tratto infatti predominante della musica popolare è la modalità, ovvero una concezione compositiva pre-tonale antica che rischia di sparire se il canto viene orchestrato seguendo i criteri della musica moderna. Perciò alla chitarra, strumento moderno per eccellenza – e anche popolare – è stata modificata l’accordatura spostandola su gradi più bassi e modificando la posizione delle scale: tale operazione permette di ottenere, oltre a coloriture inedite, maggiori possibilità di adeguamento alla struttura musicale dei brani sul piano dell’armonia e del ritmo. I risultato finale non è quindi la sovrapposizione ma l’osmosi tra un antico linguaggio e un moderno strumento antichizzato.

 

SERGIO CAPUTO: violino, percussioni, canto

 

         E’ nato a Sanremo nel 1971. Allievo del Maestro M. Marin si è diplomato in violino nel 1996 presso il Conservatorio G. Verdi di Torino. Ha suonato in varie orchestre nell’ambito della musica classica, fra le quali Orchestra Filarmonica di Torino; Orchestra Haydn di Bolzano; Orchestra di Ivrea; Orchestra Giovanile di Torino; Orchestra “I Classici” di Torino. Ha inoltre fatto parte della Red Cat Band con la quale ha inciso due CD e sigle del programma televisivo “Zelig”.

         In ambito teatrale ha curato la composizione e l’esecuzione dal vivo delle colonne sonore per i seguenti spettacoli: “Mediterraneo” per la regia di R. Sicco, compagnia Assemblea Teatro Torino 1994; “Il contadino che allevava parole” per la regia di B. Rosso e R. Sicco, compagnia Assemblea Teatro Torino 1995; “Le Serve” di J. Genet per la regia di M. P. Pagliarecci, compagnia La Picciola Milano, 1996; “Il Signor Bonaventura” per la regia di F. Passatore, compagnia Torino Spettacoli, Teatro Alfieri 1997; “Moka Cabaret” per la regia di E. Campanati, Teatro della Tosse e Orchestra Bailam di Genova, 2003. Ha partecipato al live di Francesco De Gregori al Teatro lirico di Milano nel 1998 con registrazione del CD “La valigia dell’attore”, e al cd omonimo dei Subsonica nel 1999.

         Per quanto concerne la musica folk ha suonato con Charta de Mar, Le Vija, Dona Bela, Argilla, Tendachent (ex Ciapa Rusa). E’ inoltre compositore, arrangiatore, improvvisatore, polistrumentista; suona infatti tastiere, chitarra, basso elettrico, tar, percussioni medio orientali (darbouka, daf, bendir, karcaba) e vari strumenti etnici.